Negli ultimi anni la presenza di microplastiche negli alimenti è diventata un tema di crescente attenzione per consumatori, ricercatori e industria alimentare. Si tratta di una sfida che riguarda non solo la sicurezza del cibo, ma anche la fiducia dei consumatori e la sostenibilità della filiera.
Le microplastiche sono frammenti di plastica inferiori ai 5 millimetri, derivanti dalla degradazione di materiali plastici più grandi o rilasciate direttamente sotto forma di particelle microscopiche. La loro diffusione è ubiquitaria: si trovano in acqua, aria, suolo e persino nei nostri piatti. Come la microplastica entra nella nostra alimentazione? Attraverso molteplici vie:
Studi recenti hanno dimostrato la presenza di alimenti che contengono microplastiche in diverse categorie:
Questi dati evidenziano come le microplastiche entrano nella catena alimentare in modo pervasivo, coinvolgendo sia alimenti di origine animale che vegetale.
Le conoscenze sui rischi delle microplastiche nella catena alimentare per la salute umana sono ancora in fase di consolidamento. Alcuni studi indicano che le particelle più grandi tendono a transitare attraverso l’apparato digerente ed essere eliminate, mentre le nanoparticelle potrebbero attraversare le barriere biologiche, accumulandosi nei tessuti e innescando processi infiammatori o stress ossidativo.
Inoltre, le microplastiche possono veicolare additivi chimici e contaminanti ambientali, potenzialmente tossici. Anche se non esiste ancora una valutazione di rischio definitiva, la comunità scientifica concorda sulla necessità di ridurne l’esposizione.
La ricerca è attualmente in corso, e nei prossimi anni saranno fondamentali studi epidemiologici di lungo periodo per comprendere l’impatto reale sull’uomo e sviluppare nuove strategie preventive.
Le tecniche di rilevamento includono:
Questi metodi permettono di analizzare la presenza, la dimensione e la tipologia polimerica delle microplastiche.
Per ridurre la contaminazione, l’industria alimentare può adottare diverse strategie lungo la filiera produttiva. La divisione Food di MedicAir supporta le aziende con soluzioni tecnologiche innovative.
La selezione delle materie prime e il controllo della supply chain sono fondamentali per limitare la contaminazione già all’origine.
L’impiego di sistemi avanzati di microfiltrazione, ultrafiltrazione, nanofiltrazione e osmosi inversa consente di eliminare gran parte delle microplastiche presenti nelle acque utilizzate in produzione.
Tecnologie di filtrazione fine e separatori meccanici riducono la presenza di particelle plastiche durante le fasi di lavorazione.
Il packaging può essere fonte di contaminazione. La ricerca si sta orientando verso soluzioni sostenibili, riducendo plastica monouso e privilegiando materiali riciclabili o riutilizzabili. MedicAir, tramite la divisione Food, integra consulenza e tecnologie legate al confezionamento alimentare per ridurre i rischi di rilascio di microplastiche.
Procedure di pulizia efficaci e manutenzione periodica delle linee di produzione sono indispensabili per evitare l’accumulo di residui plastici.
L’implementazione di controlli regolari, attraverso laboratori specializzati, garantisce il monitoraggio costante e l’individuazione precoce di contaminazioni.
Per l’industria:
Per il consumatore:
La presenza di microplastiche negli alimenti rappresenta una sfida globale che richiede risposte concrete e condivise. L’industria alimentare è chiamata a innovare processi e tecnologie, mentre i consumatori devono essere informati e consapevoli. Attraverso un approccio integrato, è possibile ridurre la diffusione delle microplastiche e tutelare la salute pubblica. Investire in ricerca, innovazione e collaborazione lungo tutta la filiera sarà la chiave per garantire un futuro alimentare più sicuro e sostenibile.
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Questa sezione del sito MedicAir è riservata ai soli operatori sanitari. I contenuti sono da considerarsi di natura puramente informativa e non pubblicitaria. Proseguendo, si dichiara di essere in possesso dei requisiti per la consultazione di informazioni tecniche, secondo le normative vigenti (Ministero della Salute, Linee Guida del 20 dicembre 2017).